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Visu sim Beauts Tuae Gloriae
Mons. Maurizio Gervasoni
Secondo la tradizione araldica ecclesiastica cattolica, lo stemma di un Vescovo contiene dei simbolismi tratti da idealità personali, o da tradizioni familiari, oppure da riferimenti al proprio nome, all’ambiente di vita, o ad altro, e termina con un cartiglio inferiore recante il motto.
Le parole scelte da Mons. Gervasoni sono “Visu sim beatus tuae gloriae” (A tal visione io sia beato della Tua gloria), tratte dall’ultima strofa dell’inno eucaristico “Adoro Te devote”, attribuito a San Tommaso d’Aquino. Parole intrise di forte senso escatologico, in quanto l’Eucaristia anticipa la visione, e quindi la condivisione, della gloria di Dio.
L’interpretazione degli elementi raffigurati: l’azzurro del primo e del quarto quadrante dello scudo, simboleggia l’acqua del lago d’Iseo che bagna Sarnico, paese d’origine di Mons. Gervasoni e quella del Ticino, il fiume che attraversa Vigevano, la Diocesi affidata da Papa Francesco alla cura pastorale del Vescovo Maurizio.
Inoltre è anche il colore simbolo dell’incorruttibilità della volta celeste, delle idealità che salgono verso l’alto; rappresenta il distacco dai valori terreni e l’ascesa dell’anima verso Dio.
L’ape è un classico simbolo di Sant’Ambrogio, Patrono di Vigevano ed anche la Cattedrale è a lui intitolata. Infatti, Sant’Ambrogio era solito paragonare l’operosità della Chiesa all’alveare e i suoi membri devoti alle api. È simbolo pasquale, come canta l’inno liturgico pasquale dell’Exultet descrivendo il cero “frutto del lavoro delle api”. C’è poi la dolcezza dell’ambrosia, che richiama la grazia.
Il giglio, qui rappresentato in foggia araldica, identifica Sant’Alessandro, Patrono di Bergamo, la sua diocesi di provenienza. Infatti, nell’iconografia artistica, il santo, che era un militare della milizia tebana prima del suo martirio per non aver abiurato alla fede cristiana, viene rappresentato a cavallo, rivestito di un’armatura e recante un vessillo gigliato. Secondo la tradizione al suo martirio dove cadevano le gocce del suo sangue fiorivano gigli.
Il secondo e il terzo quadrante dello scudo sono occupati da un motivo “scaccato” di dodici quadrati colorati in argento e in rosso. Tale simbologia è tratta dallo stemma di famiglia del Vescovo Maurizio il cui scudo era occupato da dodici piccoli quadrati a rappresentare, sembra, dodici piccoli appezzamenti di terreno di proprietà della famiglia. Il numero dodici vuole anche costituire un chiaro riferimento ai Dodici Apostoli, di cui i Vescovi sono i diretti successori.
Il colore rosso dei quadrati simboleggia l’amore, la Carità, mentre l’argento in araldica è il simbolo della trasparenza, quindi della Verità e della Giustizia, doti che, unitamente alla Carità, devono sempre sostenere lo zelo pastorale del Vescovo, in quale rivolge a tutti questo invito: “La santità fiorisce nelle zolle dei nostri campi, germina nelle nostre concrete situazioni, respira nelle nostre case, gioca nei nostri cortili, cammina sulle nostre strade”.
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